Come funzionano le imposte di successione in Italia?

12/17/2024|eredita

Come funzionano le imposte di successione in Italia?

L'imposta di successione è una tassa che si applica sul trasferimento del patrimonio di una persona deceduta ai suoi eredi. In Italia, questa imposta è regolata da normative precise che stabiliscono chi deve pagarla, quando e come calcolarla.

Capire il funzionamento dell’imposta sulle successioni è fondamentale se si vogliono evitare spiacevoli sorprese, come il rischio di dover pagare tasse elevate non previste o di affrontare problemi legali legati alla mancata presentazione della dichiarazione di successione entro i termini stabiliti. Ad esempio, un’eredità che comprende immobili o gioielli di valore potrebbe essere soggetta a tasse più alte di quanto inizialmente ipotizzato, specialmente se non si conoscono le franchigie o le aliquote applicabili.

In questo articolo approfondiremo gli aspetti principali delle tasse sull'eredità in Italia, con particolare attenzione ai gioielli e ai beni di valore.

Chi deve pagare l'imposta di successione?

L'obbligo di pagare l'imposta di successione ricade su:

  • Eredi legittimi: Si tratta delle persone identificate dalla legge come aventi diritto all'eredità. Rientrano in questa categoria:
    • Coniuge.
    • Figli.
    • Genitori.
    • Fratelli e sorelle

 (parenti di primo grado, ossia legati al defunto da una relazione diretta di sangue).

  • Legatari: Sono le persone nominate nel testamento ai quali il defunto ha lasciato beni o diritti specifici, che non devono essere necessariamente eredi legittimi. Ad esempio, un legatario potrebbe essere un amico o un collaboratore al quale il defunto lascia un bene particolare, come un anello di famiglia o una proprietà immobiliare. A differenza degli eredi, i legatari non partecipano alla ripartizione complessiva del patrimonio, ma ricevono esclusivamente ciò che è stato espressamente assegnato loro nel testamento.

 Chi è esente dal pagamento dell'imposta di successione?

Ci sono situazioni in cui alcuni eredi possono essere esenti dall’imposta o avere diritto ad agevolazioni fiscali, come nei seguenti casi:

  • Se il valore dell’eredità è inferiore alla franchigia: Come spiegato sopra, quando il valore complessivo del patrimonio ereditato è inferiore ai limiti stabiliti dalla legge, non si applica alcuna imposta.
  • Immobili di particolare interesse storico o artistico: Si tratta di beni immobili che hanno un valore storico, culturale o artistico riconosciuto, come ville d’epoca, castelli o edifici tutelati. Questi beni sono esenti dall'imposta di successione, ma solo a condizione che gli eredi si impegnino a mantenerli in buono stato di conservazione e a rispettare le normative sulla loro tutela. Ad esempio, devono garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici e, in alcuni casi, consentire l’accesso al pubblico.
  • Aziende e partecipazioni societarie: esenti se trasferite a discendenti o al coniuge e l'attività prosegue per almeno 5 anni. 

Cos’è la franchigia?

La franchigia è un limite o “tetto” oltre il quale l'imposta di successione viene applicata. In pratica, se il valore dell’eredità per ciascun erede rientra nella franchigia prevista dalla legge, l’imposta non è dovuta.

Esempio pratico di calcolo:

  • Coniuge e figli: Franchigia di 1.000.000 € ciascuno. Se il valore ereditato da un figlio è di 900.000 €, non dovrà pagare alcuna imposta.
  • Fratelli e sorelle: Franchigia di 100.000 €.
  • Altri eredi: Non è prevista alcuna franchigia; l'imposta si applica a partire dal primo euro.

Questa misura serve a proteggere gli eredi, in particolare quelli più vicini al defunto, da un carico fiscale eccessivo, soprattutto in caso di patrimoni di valore contenuto.

Franchigie e aliquote delle imposte di successione

L'importo delle tasse eredità varia a seconda del grado di parentela tra il defunto e l'erede:

  • Coniuge e figli: Aliquota del 4% sul valore che eccede 1 milione di euro per ciascun beneficiario.
  • Fratelli e sorelle: Aliquota del 6% sul valore che eccede 100.000 euro.
  • Altri parenti fino al quarto grado: Aliquota del 6% senza franchigia.
  • Altri soggetti: Aliquota dell'8% senza franchigia.

Queste franchigie permettono di escludere una parte del patrimonio dall'imposizione fiscale, riducendo il carico sugli eredi.

Come si calcolano  le imposte di successione?

Per calcolare l'imposta di successione, è necessario:

  1. Determinare il valore dell'asse ereditario che comprende beni mobili, immobili, denaro, gioielli e altri diritti.
  2. Applicare le franchigie, ovvero sottrarre le soglie di esenzione previste per ciascun erede, sopra descritte.
  3. Applicare le aliquote: calcolare la tassa sul valore eccedente le franchigie.

Esempio pratico:

  • Patrimonio netto ereditato: 1.500.000 euro.
  • Erede: figlio (franchigia 1.000.000 euro).
  • Base imponibile: 500.000 euro (1.500.000 – 1.000.000).
  • Imposta: 4% di 500.000 euro = 20.000 euro.

Imposte di successione: quando si pagano?

Le imposte di successione devono essere pagate entro 12 mesi dall'apertura della successione, che coincide con la data del decesso. È obbligatorio presentare la dichiarazione di successione all'Agenzia delle Entrate entro lo stesso termine, pena l'applicazione di sanzioni e interessi per ritardato pagamento.

Come ottimizzare le imposte?

  • Consultare un esperto per valutare l'applicazione delle franchigie e delle esenzioni.
  • Pianificare una donazione in vita, che può ridurre l'asse ereditario.

Una donazione in vita è l'atto con cui una persona trasferisce parte del proprio patrimonio a favore di un'altra, solitamente un erede, mentre è ancora in vita. Questo strumento può essere utilizzato strategicamente per ridurre il valore dell’asse ereditario soggetto a imposta di successione, offrendo così vantaggi sia fiscali che organizzativi.

Vantaggi della donazione in vita:

  • Riduzione dell'imposta di successione: Poiché i beni donati in vita non fanno più parte del patrimonio ereditario, il loro valore non sarà soggetto a tassazione al momento della successione.
  • Distribuzione anticipata del patrimonio: Permette al donatore di decidere in modo preciso come suddividere il patrimonio tra gli eredi, evitando potenziali conflitti futuri.
  • Sfruttamento di franchigie separate: La donazione beneficia delle stesse franchigie previste per l'imposta di successione (ad esempio, 1.000.000 € per coniuge e figli). Ciò significa che se il patrimonio è distribuito tramite donazioni successive, è possibile ottimizzare le franchigie per ridurre o eliminare le tasse.

Esempio pratico:

Un genitore possiede un patrimonio di 2.000.000 € e ha due figli come eredi. Se il genitore dona in vita 1.000.000 € a ciascun figlio (rispettando la franchigia per ciascuno), non si applica alcuna imposta sulla donazione. Al momento della successione, il patrimonio rimanente sarà significativamente ridotto e potenzialmente non soggetto a tassazione.

Tuttavia, è importante ricordare che:

  • I beni donati in vita devono essere inclusi nella quota di legittima, cioè la porzione del patrimonio che spetta di diritto agli eredi legittimi. Se un’eredità è contestata, le donazioni possono essere soggette a revoca parziale o totale per garantire il rispetto della legittima.
  • Le donazioni devono essere formalizzate tramite atto notarile alla presenza di testimoni, con conseguente pagamento delle imposte di registro e ipotecarie, se applicabili.
  • In alcuni casi, beni immobili donati possono essere soggetti a vincoli che ne limitano la rivendita per un certo periodo.

Per chi è consigliata:

La donazione in vita è particolarmente utile per:

  • Patrimoni di grandi dimensioni, dove le imposte di successione potrebbero risultare elevate.
  • Situazioni familiari complesse, in cui si desidera evitare dispute tra eredi.
  • Persone che vogliono garantire una distribuzione equa o anticipata dei propri beni.

 Questa strategia richiede una pianificazione attenta e, preferibilmente, il supporto di un notaio o un consulente fiscale esperto, per assicurarsi che la donazione sia conforme alle normative e ottimizzata dal punto di vista fiscale.

L'imposta di successione su gioielli e beni di valore

Gioielli di pregio, orologi, diamanti e altre pietre preziose rientrano tra i beni mobili inclusi nell'asse ereditario. Per "beni mobili" si intendono oggetti materiali che non sono immobili, come arredi, denaro contante, oggetti di valore e altri beni personali.

La legge presume che, salvo dichiarazione di un valore specifico più alto o l’assenza totale di questi beni, denaro, gioielli e beni mobili rappresentano il 10% del valore netto complessivo dell’asse ereditario. Se il valore reale di questi beni è maggiore o minore, è responsabilità degli eredi dichiararlo nella successione per garantire un calcolo accurato delle imposte.

Esempio di calcolo:

Se il patrimonio netto è di 1.000.000 euro, si presume che 100.000 euro siano costituiti da gioielli e beni mobili. L'imposta viene applicata su questo valore in base alle aliquote previste per gli eredi.

Vendere diamanti ereditati può rappresentare una soluzione pratica per coprire eventuali tasse o per trasformare un bene non utilizzato in risorse finanziarie.

Cosa fare con gioielli ereditati?

Gestire un’eredità è spesso un processo complesso, sia dal punto di vista emotivo che finanziario. Gioielli, diamanti e altri beni preziosi ereditati hanno spesso un valore sentimentale significativo, legato a ricordi personali o familiari. Tuttavia, possono anche rappresentare una risorsa concreta per affrontare le molteplici spese collegate alla successione, come il pagamento delle tasse di successione, i costi notarili, o la liquidità necessaria per riequilibrare le divisioni patrimoniali tra eredi.

Quando valutare la vendita di gioielli ereditati

Ci sono situazioni in cui la vendita di gioielli ereditati può essere una soluzione pratica e vantaggiosa:

  • Copertura delle tasse di successione: Le imposte possono rappresentare un peso significativo per gli eredi, soprattutto in caso di patrimoni di valore elevato. La vendita di gioielli può offrire la liquidità necessaria per coprire questi costi senza intaccare altre risorse.
  • Equilibrare le divisioni patrimoniali: In molti casi, gioielli e beni preziosi costituiscono una parte rilevante del patrimonio ereditato. Per evitare conflitti tra eredi, può essere utile vendere questi beni e distribuire il ricavato in modo equo.
  • Risorse per spese impreviste: Oltre ai costi diretti legati alla successione, possono emergere altre necessità finanziarie, come la manutenzione di immobili ereditati o il pagamento di debiti lasciati dal defunto.

Come procedere con i gioielli ereditati

Prima di prendere una decisione, è importante seguire alcuni passi fondamentali:

  1. Valutazione professionale: Il primo passo è ottenere una valutazione accurata dei gioielli ereditati. Rivolgersi a gemmologi certificati garantisce una stima trasparente e precisa del valore reale dei beni.
  2. Esplorare le opzioni di vendita: Decidere dove e come vendere i gioielli è cruciale per massimizzare il valore. Opzioni come gioiellerie locali, piattaforme online, o servizi specializzati come Auctentic offrono vantaggi diversi.
  3. Considerare il valore affettivo: È naturale avere dubbi sulla vendita di oggetti di valore sentimentale. Tuttavia, è importante ricordare che trasformare questi beni in risorse finanziarie può contribuire a garantire il benessere della famiglia o risolvere situazioni urgenti.

I vantaggi di scegliere Auctentic per la vendita di gioielli ereditati

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Vendere gioielli ereditati non è mai una scelta facile, ma in molti casi può rappresentare un’opportunità per risolvere problemi pratici e garantire una gestione più fluida dell’eredità.

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Conclusioni

Le imposte di successione sono un aspetto cruciale nella gestione del patrimonio ereditato. Comprendere le normative, sfruttare le esenzioni e pianificare in anticipo sono passi fondamentali per ottimizzare la successione.

Con Auctentic, puoi trasformare gioielli ereditati in una risorsa finanziaria concreta, affrontando con serenità spese come le tasse di successione o la divisione patrimoniale.

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