8/5/2024|diamanti
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Recenti aggiornamenti da parte di Federconsumatori e dalla Procura di Milano hanno riportato alla luce un fatto di cronaca che risale a poco meno di dieci anni fa e che ha visto coinvolti diversi istituti bancari, ai danni di non meno di 300 risparmiatori. Il caso, noto come ‘truffa dei diamanti”, ha prodotto profitti illeciti pari a 700 milioni di euro, e dato il via a oltre 70 cause.
Nei primi anni del 2000, due imprese attive nel commercio dei diamanti, la Intermarket Diamond Business e la Diamond Private Investment, stipularono accordi con diverse banche allo scopo di vendere diamanti avvalendosi della loro intermediazione.
Il procedimento era il seguente: le banche segnalavano ai risparmiatori la possibilità di acquistare uno o più diamanti dalla Intermarket Diamond Business e dalla Diamond Private Investment, presentando l’acquisto come un investimento sicuro, destinato a crescere nel tempo e semplice da liquidare (attraverso la vendita). Addirittura, pare che gli impiegati mostrassero agli interessati materiale informativo pubblicato sul quotidiano di economia Il Sole 24 Ore che riportava presunte “quotazioni”; di fatto però gli articoli altro non erano se non inserzioni pubblicitarie pubblicate dalle società interessate.
Nel 2016, un’inchiesta condotta dalla trasmissione televisiva Report evidenziò che i diamanti venivano venduti ad un prezzo nettamente superiore rispetto al valore reale, nullificando la finalità di investimento.
Nell’ottobre del 2017 l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), appurate le pratiche commerciali scorrette, sanzionò tanto le banche coinvolte quanto le società venditrici.
Nello specifico, i comportamenti scorretti rilevati come tali erano i seguenti:
Gli istituti di credito coinvolti nella truffa e attualmente sotto inchiesta sono Banco Bpm - Banca Aletti, UniCredit, Intesa San Paolo e Montepaschi. In risposta alle accuse, le banche hanno sottolineato come la loro fosse solo una semplice segnalazione, in realtà però percepivano da Intermarket Diamond Business e da Diamond Private Investment commissioni sul venduto pari anche al 20%. Inoltre, spesso i contratti venivano fatti firmare direttamento dagli impiegati bancari, senza la presenza di un rappresentante delle società venditrici.
Già nel 2013, la Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) aveva dichiarato che l’acquisto dei diamanti, anche attraverso il canale bancario, non può essere considerato un investimento. Per questo motivo, a differenza ad esempio dell’oro, la compravendita dei diamanti non è regolamentata dalle normative che disciplinano l’acquisto per investimento. Inoltre, sempre a differenza dell’oro, i diamanti non hanno un listino prezzi uguale per tutti: se a vendere è un operatore commerciale, la pietra ha un certo valore, ma se invece a vendere è il privato cittadino il valore scende di molto.
Per quanto riguarda il caso specifico della “truffa dei diamanti”, fino ad oggi, a seguito delle indagini condotte dalla procura di Milano sono stati recuperati circa tre milioni di euro e la Intermarket Diamond Business ha dichiarato fallimento. Tuttavia nel 2024, quasi dieci anni dopo, tantissimi risparmiatori truffati sono ancora in attesa di essere risarciti.
La truffa dei diamanti ha privato tantissime persone dei risparmi di una vita, defraudandoli del desiderio coscienzioso di convertire il denaro in qualcosa di apparentemente più stabile e più sicuro, giocando sulla fiducia che riponevano nella loro banca. All’oggi, purtroppo, non esistono leggi che tutelino i risparmiatori da questo tipo di frode.
Se sei uno dei tanti risparmiatori truffati in attesa di risarcimento e sei ancora in possesso dei diamanti, o se semplicemente hai dei diamanti da vendere, ti invitiamo a rivolgerti ad Auctentic: noi possiamo aiutarti.
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