9/14/2025|notizie
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Benvenuti alla nostra rubrica mensile dedicata al mercato dei diamanti. Ogni mese analizziamo le principali tendenze globali, gli eventi più significativi e le dinamiche che influenzano domanda, prezzi e strategie commerciali. Grazie a fonti autorevoli come Rapaport News, IDEX e altri canali specializzati, vi offriamo una panoramica sempre aggiornata e affidabile.
Nel mese di agosto 2025 abbiamo assistito ad un’ulteriore conferma delle difficoltà strutturali che da mesi interessano il settore diamantifero internazionale. Le tariffe di reciprocità introdotte dagli Stati Uniti contro l’India hanno continuato a generare instabilità nei flussi commerciali: dal 1° agosto è entrato in vigore un dazio del 25% sulle importazioni indiane, raddoppiato poi al 50% il 27 agosto, in risposta alle relazioni commerciali di Nuova Delhi con la Russia. Questa escalation ha avuto un impatto immediato sui prezzi e sulle strategie degli operatori: molte aziende hanno accelerato le spedizioni verso gli Stati Uniti prima della scadenza o hanno cercato percorsi alternativi con aliquote doganali più basse. Di conseguenza, il divario di prezzo tra le pietre già presenti sul mercato americano e quelle rimaste in India è salito fino al 16%, ben oltre la media storica del 10–12%.
Sul fronte delle quotazioni, il RapNet Diamond Index (RAPI™) per i diamanti rotondi da 1 carato (colore D–H, purezza IF–VS2) ha registrato un calo dell’1,1% nel mese. Le pietre più piccole hanno subito contrazioni ancora più marcate: -3,8% per i diamanti da 0,30 carati e -3,9% per quelli da 0,50 carati. Le gemme più grandi, invece, hanno mostrato una sorprendente resilienza, con i 3 carati in lieve crescita (+0,4%).
Anche l’indice IDEX ha registrato un calo, segnalando ribassi più significativi nei tagli rotondi rispetto ai fancy. In sintesi, agosto ha visto consolidarsi una tendenza ormai chiara: il mercato premia le pietre grandi e di qualità, mentre penalizza le categorie più piccole e commerciali, colpite da sovrapproduzione e calo della domanda.
Il settore spera in una possibile “finestra di manovra”. Negli ultimi mesi, l’amministrazione Trump ha rimandato l’entrata in vigore di alcuni dazi con l’obiettivo di negoziare accordi a breve termine, creando così aspettative di possibili modifiche anche nel settore dei diamanti. Il World Diamond Council sta spingendo per un’esenzione delle pietre naturali da queste misure, sottolineando che le tariffe agiscono come un’imposta al consumo e colpiscono più i consumatori e il mercato retail che l’industria in sé. Se Trump deciderà di sospendere o ridurre i dazi, si potrebbe assistere a un rapido recupero degli scambi e a maggiore fiducia tra operatori e investitori.
La metropoli di Surat, centro mondiale del taglio dei diamanti, è stata gravemente colpita dall’introduzione delle nuove tariffe di reciprocità USA–India. Il crollo degli ordini in arrivo dagli Stati Uniti ha lasciato la Surat Diamond Bourse semi-vuota: su 4.700 uffici, meno di 250 risultano operativi. Con salari in calo e fino a 150–200.000 posti di lavoro a rischio, cresce il malcontento sociale, mentre alcuni esportatori stanno già spostando parte della produzione verso paesi come il Botswana, soggetti a dazi meno penalizzanti.
Il centro diamantifero di Anversa continua a mostrare segnali di crisi strutturale. Il commercio è crollato del 25% nel 2023, attestandosi a 23,7 miliardi di euro, mentre il bando UE sui diamanti russi, che contano per il 35 % delle importazioni, sta ancora penalizzando i volumi. Intanto, Dubai consolida il suo ruolo come nuovo hub dominante nel settore.
L’Unione Europea ha nuovamente posticipato l’introduzione del sistema obbligatorio di tracciabilità per i diamanti grezzi, rimandandone l’applicazione al 1° gennaio 2026. Si tratta del secondo rinvio dopo l’estensione decisa dal G7 nel 2023, a testimonianza delle difficoltà legate all’applicazione di regole più rigorose in un mercato già fragile.
Ad agosto 2025 è tornato alla ribalta uno studio affascinante: è davvero possibile trasformare il burro di arachidi in diamanti! Il geofisico tedesco Dan Frost del Bayerisches Geoinstitut ha dimostrato che, sottoponendo il burro di arachidi a pressioni 1,3 milioni di volte superiori a quelle atmosferiche e a temperature che raggiungono i 2.000°C, si ottengono piccoli diamanti cristallizzati. Il segreto sta nel contenuto di carbonio del burro di arachidi: quando sottoposto alle stesse condizioni estreme che si trovano nel mantello terrestre, questo carbonio si ristruttura in diamante. Il processo, però, è tutt'altro che conveniente: servono tre settimane per produrre un diamante di appena 3 millimetri, più piccolo di un brillante da 0,25 carati Quindi, forse non è il caso di correre al supermercato per fare incetta di vasetti di burro di arachidi sognando fortune scintillanti...
Il 26 agosto 2025 la cantante Taylor Swift e la star del football Travis Kelce hanno annunciato il loro fidanzamento tramite Instagram, attirando l’attenzione mondiale non solo per la notizia, ma soprattutto per lo spettacolare anello che la popstar sfoggia al dito.
Quello che rende speciale questo anello non è solo la dimensione impressionante (la pietra e’ di circa 8 carati), ma il fatto che i diamanti "old mine" sono estremamente rari: venivano tagliati a mano nell'epoca pre-industriale e progettati specificamente per brillare alla luce delle candele, creando un bagliore romantico e sofisticato completamente diverso dall’effetto dei diamanti moderni. Gli esperti stimano il valore dell'anello tra i 400.000 e 1,2 milioni di dollari, ma il vero tesoro è il messaggio che trasmette: in un'epoca dominata dai diamanti sintetici e dai tagli industriali standardizzati, la scelta della popstar segna un ritorno all'artigianalità e all'individualità. Non sorprende che questo gioiello così speciale stia già influenzando le tendenze nel mondo della gioielleria, con molte case che si preparano a lanciare collezioni vintage-inspired per la prossima stagione.
Alla fine di agosto 2025, a bordo di uno yacht privato nel porto di Monaco, il mondo del lusso ha assistito alla presentazione di quello che potrebbe essere il gadget più stravagante dell'anno: le cuffie tempestate di diamanti firmate Jacob & Co, in collaborazione con Loewe Technology, la storica azienda tedesca di elettronica di alta gamma che da oltre un secolo produce televisori e sistemi audio iconici.
Le cuffie sono disponibili in due versioni: la “Ice Diamond” da 139.000 dollari, con 456 diamanti taglio brillante per un totale di 12,47 carati incastonati in oro bianco 14 carati, e la “Noir Rainbow” da 116.000 dollari, con 15,97 carati di zaffiri multicolore montati su oro rosa.
Per dare un’idea del prezzo: il modello base delle cuffie Loewe Air One, senza il tocco Jacob & Co, costa circa 1.400 dollari. Con l’aggiunta di diamanti e pietre preziose, il prezzo schizza a oltre 100 volte tanto. Solo 10 paia saranno prodotte in tutto il mondo (5 per ogni modello), rendendole autentici oggetti da collezione per pochi privilegiati.
Oltre alle pietre preziose, queste cuffie offrono anche tecnologia all’avanguardia: cancellazione attiva del rumore, assistente AI per traduzioni in tempo reale e una batteria da 65 ore di autonomia. Come ha dichiarato Benjamin Arabov, CEO di Jacob & Co: «Questa collaborazione rappresenta molto più di un semplice lancio di prodotto: è l’inizio di un nuovo capitolo, in cui arte e tecnologia si incontrano per ridefinire il concetto di lusso indossabile».
I diamanti sono tra le pietre più affascinanti della storia dell’umanità. Simboli di potere, ricchezza e amore eterno, hanno percorso un lungo cammino prima di arrivare nelle vetrine delle gioiellerie moderne. Per millenni, il loro destino è stato legato a poche miniere leggendarie, ognuna con caratteristiche geologiche uniche e un impatto decisivo sull’economia mondiale e sull’immaginario collettivo.
Oggi ti portiamo in un viaggio nel tempo e nello spazio, alla scoperta delle miniere che hanno scritto, e stanno ancora scrivendo, la storia del diamante.
La storia documentata dei diamanti inizia in India circa 2.500 anni fa. Nelle regioni di Golconda, soprattutto lungo i fiumi Krishna, Godavari e Penner, venivano estratti diamanti alluvionali: piccoli cristalli che, dopo millenni di erosione, erano stati trasportati fino ai letti dei fiumi.
Questa naturale selezione geologica eliminava le gemme più fragili, lasciando intatti soltanto i cristalli più puri e resistenti. Non a caso i diamanti di Golconda, come il Koh-i-Noor (oggi parte dei gioielli della corona britannica), il Hope Diamond e il Regent Diamond, sono considerati tra i più limpidi e perfetti mai scoperti.
Per secoli, l’India rimase praticamente l’unica fonte conosciuta di diamanti al mondo. I commercianti arabi e, più tardi, i mercanti europei portarono queste gemme in Occidente, dove divennero simboli di prestigio e potere. Tuttavia, già tra il XVII e il XVIII secolo, le miniere di Golconda iniziarono a esaurirsi, lasciando un vuoto che avrebbe spinto gli esploratori a cercare nuove fonti in tutto il pianeta.
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Il Koh-i-Noor incastonato nella Croce Maltese della Corona Britannica | Il Hope Diamond esposto al Museo Smithsonian di Washington | Il diamante Le Régent, uno dei tesori del Museo del Louvre a Parigi |
La seconda metà dell’Ottocento segnò una svolta epocale. Nel 1867, un ragazzo trovò una pietra scintillante sulle rive del fiume Orange, in Sudafrica. Quella scoperta portò alla nascita della miniera di Kimberley, famosa per il suo immenso cratere, il Big Hole, scavato quasi interamente a mano da decine di migliaia di lavoratori.
Ma Kimberley non fu importante solo per le quantità prodotte: rivelò al mondo la vera origine dei diamanti. Non si trattava, infatti, di semplici cristalli portati dai fiumi, ma si pietre provenienti da camini kimberlitici, antichi condotti vulcanici che trasportano i diamanti dal mantello terrestre fino alla superficie.
Questa scoperta rivoluzionò l’industria mineraria, che da quel momento iniziò a cercare diamanti direttamente nei camini kimberlitiche. Il Sudafrica divenne così il nuovo centro mondiale dei diamanti.
Anche se le miniere storiche come Kimberley si ormai sono esaurite, il Paese resta un attore di primo piano. La miniera Cullinan (prima Premier Mine) è ancora attiva ed è celebre per i suoi diamanti blu e per il gigantesco Cullinan Diamond, scoperto nel 1905, che con i suoi 3.106 carati grezzi è il più grande diamante mai rinvenuto e oggi fa parte dei Gioielli della Corona britannica.
Dopo più di un secolo di dominio africano, un nuovo protagonista fece la sua comparsa: l’Australia. Nel 1979, in una remota area dell’Australia Occidentale, fu scoperta la miniera di Argyle, che entrò in produzione nel 1983.
A differenza di Kimberley, Argyle non era una miniera di kimberlite, ma di lamproite, una roccia vulcanica rarissima che favorisce la formazione di diamanti con colori spettacolari. Qui si concentrava circa il 90% della produzione mondiale di diamanti rosa, le gemme più rare e desiderate, oltre a diamanti nei toni “champagne” e “cognac”.
Per quasi quarant’anni, Argyle è stata la principale fonte di diamanti colorati al mondo. Con la sua chiusura nel 2020, i diamanti rosa sono diventati ancora più preziosi, e le loro quotazioni hanno raggiunto valori record nelle aste internazionali.
Negli anni ’50, la scoperta dei giacimenti in Jacuzia, nella Siberia orientale, cambiò di nuovo la mappa mondiale dei diamanti. La prima a essere aperta fu la miniera di Mir nel 1954, con un cratere così enorme da essere visibile dallo spazio.
La Russia è oggi il primo produttore mondiale per volume, con miniere celebri come Udachnaya, Jubilee e Nyurba. A differenza di Golconda o del Botswana, qui i diamanti sono generalmente più piccoli (tra 0,5 e 1 carato), perché i giacimenti hanno subito forti processi di erosione e fratturazione nel corso dei millenni. Una parte importante della produzione è destinata all’uso industriale, ma le quantità sono tali da garantire alla Russia un ruolo dominante.
La chiusura della miniera di Mir nel 2017, dopo un grave incidente, ha segnato la fine di una delle miniere più leggendarie del Novecento, ma non ha intaccato la leadership russa nel settore.
Il più giovane tra i grandi produttori è il Canada. Fino agli anni ’90, pochi avrebbero immaginato che le gelide distese artiche potessero custodire immense ricchezze. Ma nel 1991 venne scoperto il kimberlite di Point Lake, e nel 1998 fu inaugurata la miniera di Ekati, seguita dalla Diavik nel 2003.
Questi giacimenti hanno rapidamente piazzato il Canada tra i primi produttori mondiali. I diamanti canadesi sono apprezzati per la loro straordinaria purezza e trasparenza, caratteristiche dovute al fatto che i cristalli, rimasti intrappolati nel permafrost, si sono conservati in condizioni ideali per milioni di anni.
La miniera Diavik, costruita su un’isola in mezzo al Lago di Gras, è un’impresa ingegneristica senza precedenti: è stato necessario prosciugare parte del lago con una gigantesca diga per poter avviare l’estrazione. Oggi Diavik è vicina alla chiusura, prevista tra il 2025 e il 2026, mentre Ekati dovrebbe continuare fino al 2030.
Oggi molte miniere storiche hanno ormai chiuso o sono prossime all’esaurimento. Argyle è ferma, Mir non è più attiva, e perfino i grandi giacimenti africani e canadesi hanno un orizzonte produttivo limitato a qualche decennio.
Per questo, l’industria diamantifera sta guardando altrove:
La grande verità, però, resta immutata: i diamanti naturali sono risorse finite, formatesi miliardi di anni fa e mai più riproducibili in natura. Ogni pietra che oggi brilla su un anello o in un gioiello di alta gamma è un frammento irripetibile della storia del nostro pianeta ed è proprio questa rarità che li rende così ambiti e preziosi.
Agosto 2025 ha confermato le difficoltà che il mercato dei diamanti sta vivendo da mesi: i nuovi dazi USA–India, passati in poche settimane dal 25% al 50%, hanno accentuato le tensioni sui flussi commerciali, penalizzando in particolare il polo di Surat e comprimendo i margini delle aziende. Sul fronte europeo, il rinvio della tracciabilità al 2026 rimanda ancora una volta una riforma attesa ma complessa, mentre Anversa continua a perdere terreno a favore di Dubai, che si consolida come nuovo hub internazionale.
Sul mercato, i dati di agosto mostrano una polarizzazione sempre più netta: le pietre di grande caratura resistono o crescono leggermente, mentre i diamanti più piccoli e commerciali subiscono ribassi significativi a causa della sovrabbondanza di offerta e della debolezza della domanda.
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Dov Alter — Co-founder & CEO of Auctentic
Questo articolo è stato approvato da Dov Alter. Dov possiede una laurea in economia e vanta oltre dieci anni di esperienza come commerciante di diamanti autorizzato. Come CEO e Co-fondatore di Auctentic, guida l'azienda con una profonda conoscenza del mercato dei diamanti, delle sue tendenze e delle dinamiche in evoluzione che lo caratterizzano.
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