8/13/2025|notizie
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Benvenuti alla nostra rubrica mensile dedicata al mercato dei diamanti. Ogni mese analizziamo le principali tendenze globali, gli eventi più significativi e le dinamiche che influenzano domanda, prezzi e strategie commerciali. Grazie a fonti autorevoli come Rapaport News, IDEX e altri canali specializzati, vi offriamo una panoramica sempre aggiornata e affidabile.
Il mese di luglio 2025 si è chiuso con forti turbolenze per il mercato globale dei diamanti, dovute soprattutto alle tariffe di reciprocità introdotte dagli Stati Uniti nei confronti dell’India. Per “tariffe di reciprocità” si intende la politica americana di applicare dazi doganali sulle importazioni provenienti da paesi che impongono dazi simili sulle esportazioni statunitensi. Il presidente Donald Trump ha annunciato il 30 luglio un primo dazio del 25% sui diamanti indiani, raddoppiato poi al 50% il 6 agosto, in risposta agli acquisti di petrolio russo da parte di Nuova Delhi.
Gli effetti sui listini sono stati immediati: l’indice RapNet (RAPI™) per i diamanti rotondi da 1 carato (colore D–H, purezza IF–VS2) ha registrato un calo dell’1,4 % nel mese. Le pietre di dimensioni più piccole hanno subito contrazioni più pesanti, ovvero -3,3 % per le pietre da 0,30 carati e -4,7 % per quelle da 0,50 carati, mentre i diamanti da 3 carati hanno mostrato una maggiore tenuta (-0,3 %). Alla base di questo calo c’è stato anche un eccesso di offerta: la produzione indiana, in crescita da febbraio a giugno, ha portato a un accumulo di scorte, soprattutto per le gemme al di sotto di 1,20 carati, spingendo i fornitori a ridurre i prezzi per stimolare le vendite.
L’indice IDEX ha chiuso luglio con un calo del 3,26 %, dopo l’impennata di giugno (+4,83 %) legata alla corsa agli acquisti prima dell’entrata in vigore delle prime tariffe di reciprocità.
In Europa, la situazione è stata meno drammatica: l’Unione Europea ha evitato di imporre dazi sui diamanti statunitensi, preservando il commercio con Anversa, già penalizzata dalle restrizioni sui diamanti russi. Tuttavia, dal 1° agosto, gli Stati Uniti hanno aumentato dal 10 % al 15 % le tariffe di reciprocità sui diamanti europei, mettendo sotto pressione le esportazioni verso il secondo mercato più importante per il Belgio.
Nel mese di luglio 2025, l’antica arte fiamminga del taglio e lucidatura dei diamanti ha ricevuto il riconoscimento ufficiale di “patrimonio culturale immateriale”.
Buona parte del merito va al maestro Lodewyk van Bercken, originario di Bruges, che nel XV secolo inventò lo scaife, un meccanismo rotante impregnato di una miscela di polvere di diamante e olio d’oliva, in grado di lucidare i diamanti con precisione simmetrica.
Questo strumento rivoluzionario ha permesso di realizzare per la prima volta tagli complessi, come il celebre briolette, una forma a goccia inventata attorno al 1475.
Questo riconoscimento ufficiale celebra una tradizione artigiana che si tramanda da generazioni e continua a rappresentare il cuore dell’eccellenza europea nel mondo della gioielleria.
La startup francese SPKTRL, fondata da Katia de Lasteyrie, ha presentato Light Ring, il primo anello tecnologico al mondo, con un diamante coltivato in laboratorio da un carato e mezzo su una montatura in oro bianco, che lampeggia in colori diversi per segnalare chiamate, messaggi o notifiche, in modo silenzioso e discreto, ideale per chi vuole restare connesso senza interruzioni invasive.
Nei suoi vent’anni di esperienza, Katia de Lasteyrie è stata alla guida del settore innovazione della divisione Orologi e Gioielli di LVMH, il colosso francese del lusso che detiene brand iconici come Louis Vuitton, Dior, Bulgari e Tiffany & Co.
L’anello non si limita a lampeggiare: grazie ad un’app minimalista, consente di personalizzare i colori a seconda delle tipologie di notifica (per esempio verde per la famiglia, blu per il lavoro, viola per i social) e persino di regolare l’intensità e il ritmo della luce, in base all’urgenza della notifica.
La riservatezza e il minimalismo della tecnologia, basata sul concept “quiet tech”, ovvero tecnologia che rispetta il tempo, elimina distrazioni e restituisce il controllo a chi la indossa, uniti alla maestria dell’alta gioielleria, fanno di Light Ring un accessorio davvero originale. Le prime consegne sono previste per la seconda metà del 2026, mentre il prezzo si aggirerà attorno ai 2500/3000 euro.
Dubai: la sfida al monopolio dei centri diamantiferi tradizionali
Per secoli, il commercio mondiale dei diamanti è stato concentrato in poche capitali storiche, ognuna con il proprio ruolo ben definito. Anversa in Belgio, con oltre cinque secoli di esperienza, è stata a lungo considerata la “capitale mondiale dei diamanti”, gestendo fino all’80% delle pietre grezze che circolano a livello globale. Tel Aviv si è distinta come centro d’eccellenza per il commercio e l’innovazione tecnologica, mentre Mumbai, con la sua imponente Bharat Diamond Bourse, la più grande borsa diamanti al mondo, ha conquistato il primato assoluto nel taglio, lavorando più del 90% delle pietre mondiali. New York, con il suo storico Diamond Dealers Club, e Hong Kong, porta d’accesso privilegiata ai mercati asiatici, hanno completato per decenni questo sistema quasi oligopolistico.
Eppure, negli ultimi vent’anni, lo scenario è cambiato rapidamente. Dal cuore del deserto degli Emirati Arabi Uniti è emersa una nuova protagonista che sta riscrivendo la geografia del commercio dei diamanti: Dubai. La sua ascesa nel settore non è un fenomeno isolato, ma parte di una trasformazione più ampia che ha visto la città passare, in pochi decenni, da porto regionale a hub globale per il turismo di lusso, la finanza, il commercio e le materie prime. Grattacieli iconici, infrastrutture all’avanguardia e politiche economiche aggressive hanno fatto di Dubai un crocevia strategico per beni e capitali, e i diamanti non fanno eccezione.
Dal 2021, Dubai ha ufficialmente superato il Belgio come principale centro per il commercio di diamanti grezzi, con oltre 22,8 miliardi di dollari scambiati in quell’anno. La crescita è stata vertiginosa: +76% dal 2015 e +83% in un solo anno tra il 2020 e il 2021. Il fulcro di questo successo è il Dubai Multi Commodities Centre (DMCC), una zona franca che ospita più di 1.300 aziende del settore e la borsa Dubai Diamond Exchange, situata nella Al Mas Tower (detta anche “Diamond Tower”) e dotata della sala d’aste di diamanti più grande al mondo, capace di accogliere oltre 200 compratori contemporaneamente.
Dietro a questo balzo ci sono diversi fattori. La posizione geografica, innanzitutto, è ideale: a metà strada tra i grandi produttori di diamanti (come Africa, Russia e Canada) e i principali mercati di consumo (Asia ed Europa), con collegamenti aerei diretti verso tutti i centri chiave. Sul piano fiscale, gli Emirati hanno saputo offrire condizioni imbattibili: dal 2018 è stata eliminata l’IVA del 5% sulle transazioni all’ingrosso e le imprese godono di un regime di tassazione agevolata, con esenzioni garantite per decenni. Anche l’accesso al credito è più agevole rispetto a piazze come Anversa, dove le banche hanno progressivamente irrigidito le condizioni di finanziamento.
Tuttavia, questa crescita rapida non è priva di ombre. Alcuni osservatori, in particolare in Europa, mettono in dubbio il livello di compliance e trasparenza delle transazioni a Dubai, segnalando differenze negli standard di due diligence rispetto ai centri storici. Già nel 2013, un rapporto della Financial Action Task Force aveva rilevato discrepanze tra i valori dichiarati di import ed export di diamanti grezzi, sollevando sospetti di irregolarità. Inoltre, se nel commercio di diamanti grezzi Dubai ha ormai superato Anversa, nel segmento delle pietre lavorate la città belga mantiene ancora un primato, grazie a volumi e competenze storicamente consolidati.
Per l’Europa, questa evoluzione rappresenta, allo stesso tempo, una sfida e un’opportunità. Da un lato, il progressivo spostamento dei flussi verso il Golfo potrebbe ridurre l’importanza dei centri tradizionali europei; dall’altro, un mercato più diversificato potrebbe favorire la concorrenza e offrire condizioni più vantaggiose a commercianti e investitori.
La partita, insomma, è ancora aperta. Ma un fatto è chiaro: l’era del monopolio dei centri diamantiferi storici sta volgendo al termine, e il nuovo capitolo vede Dubai giocare un ruolo da protagonista, decisa a unire lusso, innovazione e strategia per consolidare la sua posizione nella storia millenaria del commercio di diamanti.
Luglio 2025 ha segnato un mese di forti scossoni per il mercato globale dei diamanti, principalmente in ragione delle tariffe di reciprocità che hanno ridisegnato i flussi commerciali, mettendo sotto pressione sia produttori che distributori. La combinazione tra tensioni geopolitiche, calo della domanda e incremento dell’offerta, soprattutto dall’India, ha spinto i prezzi al ribasso, mentre le grandi aziende minerarie affrontano margini in contrazione e ristrutturazioni dolorose. Parallelamente, i diamanti sintetici continuano a guadagnare terreno, sostenuti da prezzi competitivi e capacità produttive sempre più elevate.
In questo contesto, emergono anche storie che raccontano la resilienza e l’innovazione del settore: dal riconoscimento ufficiale della tradizione fiamminga del taglio, simbolo dell’eccellenza europea, fino alla corsa di Dubai per affermarsi come nuovo hub globale, sfidando un monopolio secolare.
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Dov Alter — Co-founder & CEO of Auctentic
Questo articolo è stato approvato da Dov Alter. Dov possiede una laurea in economia e vanta oltre dieci anni di esperienza come commerciante di diamanti autorizzato. Come CEO e Co-fondatore di Auctentic, guida l'azienda con una profonda conoscenza del mercato dei diamanti, delle sue tendenze e delle dinamiche in evoluzione che lo caratterizzano.
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