Se non faccio la successione cosa succede?

4/16/2025|eredita

Se non faccio la successione cosa succede?

In Italia, il processo di successione è un passaggio fondamentale che consente il trasferimento legale del patrimonio di una persona deceduta ai suoi eredi. Si tratta di una procedura prevista dalla legge, necessaria non solo per stabilire ufficialmente chi eredita cosa, ma anche per garantire la regolarità fiscale e legale di tale trasferimento. Esistono diversi articoli che trattano il tema della successione e offrono spiegazioni sulla procedura dal punto di vista burocratico. Ma l’obiettivo di questo articolo è invece illustrare in Italia cosa succede se non si fa la successione. 

Trattandosi di una procedura complessa, spesso legata o associata ad eventi spiacevoli quali il decesso di un parente o il conflitto con gli altri eredi, nella pratica quotidiana molte persone tendono a rimandare o addirittura a trascurare completamente l’avvio delle pratiche successorie. Questo comportamento, oltre che da ragioni emotive, può anche dipendere da ragioni finanziarie (l’atto di successione comporta infatti delle spese), da semplice disinformazione, o dalla convinzione (errata) che la successione sia una formalità opzionale. In realtà, ignorare o ritardare questo adempimento può comportare gravi conseguenze, sia dal punto di vista legale che economico.

Andiamo ora ad analizzare in dettaglio se non si fa la successione cosa succede, illustrando, oltre a chi è obbligato a presentarla ed entro quali tempi, anche quali sono i rischi connessi all’inazione.

Quali sono le tempistiche per la successione e chi è obbligato a gestirla?

La normativa italiana indica sia chi è obbligato alla presentazione della dichiarazione della successione. (Art. 28 D. Lgs. 346/1990) che le tempistiche per la successione stessa(Art. 31 D. Lgs. 346/1990). Nello specifico, l’obbligo di presentare la dichiarazione di successione ricade sui soggetti che ricevono in eredità beni o diritti del defunto. Pertanto, i soggetti obbligati alla dichiarazione sono:

  • Gli eredi legittimi e testamentari che intendono beneficiare dell'eredità;;
  • I legatari (cioè coloro che ricevono beni specifici tramite testamento);
  • Gli esecutori testamentari, se nominati (ovvero i soggetti incaricati dal testatore dell’ esecuzione delle sue volontà);
  • I rappresentanti legali degli eredi o dei legatari (ad esempio, nel caso di minori o incapaci).

Per quanto riguarda i termini e i tempi della successione, quando una persona viene a mancare gli eredi, pur avendo formalmente 10 anni per accettare l'eredità, devono presentare la dichiarazione di successione entro un anno dalla morte. Può essere presentata anche tardivamente, con delle sanzioni che si prescrivono in 5 anni.

È importante sottolineare che la dichiarazione di successione non è facoltativa. Anche nel caso in cui l’eredità sia modesta, la mancata presentazione può generare problemi, soprattutto se vi sono immobili o conti bancari intestati al defunto.

Conseguenze della mancata presentazione della successione

Omettere o ritardare la dichiarazione di successione può comportare una serie di problemi rilevanti, sia dal punto di vista legale che pratico. Vediamoli nel dettaglio.

  1. Sanzioni amministrative e sanzioni fiscali: La principale conseguenza è di natura fiscale: se la dichiarazione viene presentata in ritardo, l’Agenzia delle Entrate, in riferimento all’ Art. 13 D. Lgs. 472/1997, applica sanzioni amministrative in percentuale sulle imposte dovute. A queste si sommano gli interessi legali. La percentuale varia in base al ritardo con cui viene presentata la dichiarazione: più tempo passa, più alta sarà la sanzione. Se il ritardo è entro i 30 giorni, la sanzione varia dal 60% al 120% dell’imposta dovuta, ma se il ritardo supera i 30 giorni, la sanzione può arrivare fino al 240% dell’imposta dovuta.
  2. Impossibilità di disporre dei beni ereditari: Senza la dichiarazione di successione, non è possibile vendere, donare o affittare gli immobili ereditati. L’intestazione catastale dei beni resta infatti in capo al defunto, impedendo qualunque atto di disposizione e ogni tipo di transazione.
  3. Blocco dei conti correnti e di altri beni mobili: Le banche, in base alla normativa antiriciclaggio e successoria, al momento del decesso bloccano automaticamente tutti i rapporti bancari e i conti correnti del defunto. Gli eredi potranno accedervi solo dopo aver presentato la successione, aver pagato le imposte, e aver ricevuto la voltura bancaria. In mancanza di tale documentazione, i fondi restano congelati e gli eredi non possono usufruirne.
  4. Complicazioni legali e conflitti tra eredi: In assenza di una corretta procedura e senza un atto formale che stabilisca le quote ereditarie, è piu difficile risolvere eventuali conflitti tra gli eredi, soprattutto se vi sono beni indivisibili (come ad esempio  un immobile). 

Cosa succede se gli eredi non fanno la successione?

Può accadere che, per i motivi già descritti in precedenza, nessuno degli eredi intraprenda le azioni necessarie per formalizzare la successione. Questo scenario apre a ulteriori problematiche.

  1. Mancato riconoscimento dei diritti di proprietà: La normative che regola le volture catastali da successione (Circolare Agenzia delle Entrate n. 44/E del 2001) stabilisce che nessuno degli eredi possa essere considerato proprietario effettivo dei beni fino a quando la successione non viene formalizzata. Ciò impedisce la registrazione degli immobili nei registri catastali a nome degli eredi. Di fatto quindi, gli eredi non sono riconosciuti come proprietari e non possono esercitare alcun diritto sulle proprietà.
  2. Aumento del rischio di conflitti: Quando più eredi evitano di affrontare la questione, aumenta la probabilità di litigi futuri. Infatti, spesso le incomprensioni si acuiscono con il passare del tempo a causa, ad esempio, di eventuali cambiamenti nelle rispettive situazioni economiche o dell’arrivo di nuovi eredi (quali i figli degli eredi originari).
  3. Decadenza del diritto all’eredità: La legge italiana (Art. 480 c.c.) prevede un termine di 10 anni per accettare formalmente l’eredità. Se tutti gli eredi restano inerti per tale periodo, il diritto all’eredità può decadere. Se questo accade, gli eredi non vengono più considerati tali e i beni possono andare allo stato.

E possibile sistemare la successione dopo 10 anni?

Il termine ultimo per l’accettazione dell'eredità è di 10 anni. Pertanto, è ancora possibile presentare la dichiarazione di successione anche con un lungo ritardo, purché non siano passati più di 10 anni dall’apertura della successione e cioè dalla data del decesso .Tuttavia, ci sono alcune implicazioni da considerare. Nello specifico:

  • Dal punto di vista fiscale, le sanzioni non sono più applicabili dopo 5 anni, ma sarà comunque necessario pagare le imposte con gli interessi;
  • L’Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere giustificazioni formali sul ritardo;
  • Potrebbe essere necessaria una dichiarazione integrativa se nel frattempo si sono verificati cambiamenti nei beni o nei soggetti eredi.

In alcuni casi, sarà opportuno avvalersi dell'intervento di un notaio o di un consulente fiscale per ricostruire correttamente la situazione e evitare errori che possano generare ulteriori complicazioni. 

In caso di successione dopo 10 anni gli eredi possono e devono comunque procedere alla regolarizzazione, ma con alcune limitazioni. Il diritto all’accettazione dell'eredità potrebbe infatti essere caduto in prescrizione, pertanto sarà necessario il supporto di un avvocato per dimostrare i propri diritti e per il disbrigo delle procedure legali.

Rettifica della successione dopo 20 anni

Anche a distanza di 20 anni, può emergere la necessità di modificare o integrare una dichiarazione di successione già presentata. Le cause principali possono essere:

  • Errori nella dichiarazione originaria (errori nella valutazione dei beni, omissioni o dati anagrafici sbagliatii); 
  • Trasferimenti o vendite successivi (con conseguente necessità di aggiornare i registri catastali o fiscali per correggere eventuali discrepanze);
  • Verifiche fiscali e accertamenti (incongruenze emerse a seguito di controlli fiscali che richiedono aggiornamenti, modifiche o, più semplicemente, ulteriore documentazione).

Modifica di una successione: riferimenti legali e documentazione necessaria

A livello legale, l’ Art. 28, comma 6 D. Lgs. 346/1990 consente dichiarazioni integrative o sostitutive, mentre la Circolare n. 18/E del 2015 chiarisce la procedura per modifiche postume. Per apportare modifiche a una successione già presentata, sarà necessario:

  • Allegare la copia della precedente dichiarazione;
  • Fornire nuova documentazione aggiornata;
  • Compilare i modelli aggiornati previsti dalla normativa vigente.

Domande frequenti (FAQ)

  • È obbligatorio fare la successione anche per importi modesti?
    Sì, la successione va sempre e comunque presentata se il patrimonio supera i 100.000 € o se vi sono beni o diritti immobiliari. (Art. 28, comma 3 D. Lgs. 346/1990)
  • Se uno solo degli eredi vuole fare la successione, può farlo?
    Sì, ma dovrà indicare anche gli altri eredi nella dichiarazione. È preferibile che tutti gli eredi firmino la documentazione.
  • Posso rinunciare all’eredità se non voglio problemi fiscali?
    Sì, è possibile rinunciare all’eredità davanti a un notaio o presso il tribunale. In questo caso, non si è tenuti alla dichiarazione di successione.
  • Come posso sapere se è già stata presentata una successione?
    È possibile richiedere una visura catastale o fare una richiesta all’Agenzia delle Entrate per verificare lo stato della successione.

Affrontare la successione: l’importanza di una corretta valutazione dei beni

Affrontare tempestivamente la successione non è solo un dovere legale, ma anche un passo fondamentale per tutelare i propri interessi e prevenire complicazioni future. Rimandare o ignorare questo adempimento può comportare sanzioni, blocchi patrimoniali e controversie familiari difficili da risolvere.

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