5/16/2024|eredita
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Quando si parla di eredità solitamente si pensa al denaro e alle case. Questi beni infatti spesso e volentieri corrispondono a quelli di maggior valore. Ma esiste anche un’altra tipologia: quella dei preziosi.
Gioielli, orologi e accessori in oro e pietre preziose sono oggetti che appartengono alla sfera intima del defunto, spesso ricchi di significato, sentimenti e ricordi, talvolta, passati di generazione in generazione. Per questo motivo, ritrovarseli tra le mani a seguito della morte di una persona cara può acuire il senso di perdita e suscitare sentimenti ambivalenti.
Questi sentimenti diventano ancora più contrastanti se, per caso, si decide di vendere i gioielli ereditati. Da un lato c'è la necessità, o anche solo la volontà, di monetizzare, dall’altro c'è il senso di colpa causato dall’idea di separarsi da qualcosa di così prezioso.
In ogni caso, che si decida di vendere o no, è utile tenere a mente due cose: la prima è che gli oggetti ereditati sono, appunto, oggetti, e che quello che rappresentano in termini di ricordi e sentimenti non ci verrà mai tolto. La seconda, altrettanto importante, e che questi oggetti, una volta ereditati, appartengono a noi. Pertanto, la decisione su che cosa farne spetta esclusivamente a noi.
Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire le regole della successione: se muore un genitore, chi eredita?
Tutto quello che una persona accumula nel corso della vita, un giorno passerà a qualcun altro, solitamente ai figli. Questo “passaggio di proprietà" prende il nome di successione ereditaria.
Storia e letteratura sono intrisi di faide familiari causate da eredità negate o distribuite in maniera arbitraria, ecco perché in Italia oggi esistono normative che regolano la successione ereditaria. In base a queste normative, una percentuale stabilita dell'eredità spetta sempre al coniuge e ai figli, i quali ereditano in parti uguali senza alcuna distinzione tra primogeniti e secondogeniti, maschi e femmine, figli naturali e figli adottivi. Questa successione prende il nome di “legittima” in quanto viene agita in termini di legge.
Pertanto, per rispondere alla domanda iniziale, quando un genitore muore a ereditare sono sempre i figli, che dovranno spartire l'eredità tra di loro e con un eventuale coniuge del defunto rimasto in vita. Inoltre, il defunto ha la possibilità di indicare nel testamente dei legatari, ovvero persone (o anche societa) a cui desidera lasciare una parte del patrimonio.
Il diritto ereditario identifica tre tipi di successione
Tutti i beni che appartenevano al defunto sono soggetti a successione e vanno perciò spartiti in maniera equa tra gli eredi, anche i preziosi.
In Italia, solo il 15% della popolazione redige il testamento indicando la suddivisione dei propri beni tra gli eredi. In caso di mancata spartizione, tutti i coeredi diventano contitolari dell’asse ereditario, ovvero dell’insieme dei beni patrimoniali che costituiscono l'eredità. Nel caso specifico dei gioielli, tutti gli eredi diventano proprietari di tutti i gioielli. Qualora decidessero, come probabile, di spartirseli, dovranno far valutare a proprie spese ogni singolo gioiello e trovare poi un accordo su come dividerli. Una pratica che, inevitabilmente, può generare dispute.
Spesso associamo il testamento alla morte, pertanto ci spaventa. Ma il testamento non è la morte, piuttosto è uno strumento per far rispettare la nostra volontà dopo la nostra morte. Si può fare e rivedere in qualsiasi momento, valutando di volta in volta cosa lasciare a chi e, magari, decidendo anche di vendere direttamente un bene e lasciare agli eredi il corrispettivo in denaro, facilitandone così la spartizione. In altre parole, è un modo come un altro per fare l’inventario dei propri beni e dei propri affetti.
La legge stabilisce che i figli debbano ereditare in parti uguali, pertanto tutti gli asset appartenuti al defunto vanno fatti valutare - secondo parametri diversi
e in base al valore che hanno al momento della suddivisione. Soltanto una valutazione accurata può garantire una suddivisione equa.
Per quanto un oggetto possa avere un valore affettivo maggiore per un erede che per un altro, la sua attribuzione deve comunque rientrare all’interno di una spartizione equa. Se, ad esempio, la figlia maggiore desidera tenere per sé l'anello di fidanzamento della madre, se quell’anello vale 5000 euro, la quota di eredità del figlio minore suo fratello deve corrispondere a 5000 euro. Se l’anello è l'unico bene ereditabile, o viene venduto e i due fratelli si spartiscono i proventi o, qualora la figlia desideri tenerlo, dovrà pagare di tasca propria 2500 euro al fratello.
Il valore dei preziosi viene stimato da un perito attraverso diversi possibili metodi. Il più comune è la valutazione sulla base del valore di sostituzione, ossia quanto costerebbe acquistare un pezzo identico in gioielleria. Questa valutazione però, oltre a risentire dell’inflazione e delle tendenze della moda, valuta il prezzo a cui il gioiello può essere venduto in gioielleria, non il prezzo a cui il gioielliere è disposto a comprarlo per poi rivenderlo. Nel caso specifico dei diamanti, spesso i periti utilizzano il Rapaport, il “listino prezzi” che indica il valore di scambio dei diamanti tagliati, ma che non copre, ad esempio, quelli colorati o quelli di taglio antico. Inoltre, per essere valutato adeguatamente, un diamante andrebbe sempre liberato dalla sua incastonatura, quindi “smontato” dal gioiello.
Supponiamo che una persona erediti un gioiello che, in fase di spartizione dell'eredità, viene valutato 10.000 euro. Qualora decida di venderlo, raramente quel gioiello renderà 10.000: più probabilmente renderà un terzo della cifra, cioè il costo del gioiello senza il “mark up” che il gioielliere applica quando lo mette in vendita. Se la stessa persona, a fronte della stima dell’anello, ha rinunciato a una parte di eredità, ad esempio delle azioni, del valore effettivo di 10.000 euro, di fatto ci ha rimesso.
Analogamente, se un'eredità in gioielli viene valutata, tramite valore di sostituzione, 50.000 euro, chi eredita potrebbe pensare di possedere l'equivalente di 50.000 euro, salvo poi scoprire, magari al momento del bisogno, di averne decisamente di meno. Per i diamanti è ancora più complicato in quanto la valutazione è soggetta ad un mercato complesso e velocissimo.
L’unico modo per sapere esattamente quanti soldi si possono ricavare dalla vendita di un gioiello è quello di rivolgersi ad operatori del settore specializzati.
Il mercato dei diamanti è stato fortemente impattato dai diamanti sintetici, pertanto il loro valore è destinato a calare nel tempo. Per questo motivo, è opportuno ipotizzarne la vendita non solo prima della spartizione dell'eredità, ma addirittura in fase di stesura del testamento.
Auctentic si occupa (anche) di questo: oltre a valutare in maniera precisa i vostri preziosi in base al mercato di riferimento, offre la possibilità di vendere direttamente, consentendo di monetizzare istantaneamente l'eredità. Inoltre, Il team di Auctentic si impegna non soltanto a ottenere la cifra migliore, ma anche ad agire in totale trasparenza, rispettando il valore emotivo dei beni.